Verso la competizione umanitaria: una nuova corrente nella storia

26/01/2009

9. Abolizione delle armi nucleari

Le armi atomiche, le più disumane di tutte, sono una minaccia alla stessa nostra sopravvivenza sulla Terra. I governi e la società civile si devono impegnare con tenacia per uscire dalla logica della minaccia, ridurre le tensioni e costruire un clima di fiducia

Il terzo punto di cui vorrei parlare è la creazione di strutture internazionali di riferimento che agevolino la condivisione degli sforzi per la pace verso l’abolizione delle armi nucleari. 
Innanzitutto voglio sollecitare gli Stati Uniti e la Russia, le due nazioni che da sole possiedono il novantacinque per cento dell’arsenale nucleare mondiale, a riprendere immediatamente i colloqui bilaterali sul disarmo nucleare.
Non dobbiamo dimenticare che il Trattato di non proliferazione nucleare (NPT, Nuclear Non-Proliferation Treaty) non dà il diritto ai cinque stati in possesso di armi nucleari di conservare il loro status “speciale” all’infinito. 
Riguardo alle implicazioni del VI articolo del Trattato di non proliferazione, che impegna tutte le parti a condurre negoziati in buona fede per un disarmo generale e completo, vorrei citare alcuni brani della dichiarazione rilasciata l’anno scorso dal giudice Mohammed Bedjaoui, presidente della Corte internazionale di giustizia nel 1996, anno in cui la Corte fu chiamata a esprimere un parere consultivo sulla natura illegale della minaccia e dell’uso di ordigni nucleari: «La buona fede è un principio fondamentale del diritto internazionale, senza il quale l’impianto del diritto internazionale stesso crollerebbe».33 «In base al principio della buona fede ogni stato firmatario – di propria iniziativa o di concerto con qualunque altro stato che aderisca o meno al Trattato – dovrebbe intraprendere tutte quelle misure che abbiano l’effetto positivo di rendere partecipe la comunità internazionale dell’obiettivo del disarmo nucleare contemplato nel Trattato di non proliferazione».34
In ultima analisi la credibilità del Trattato dipende dalle azioni in buona fede che intraprenderanno gli stati possessori di armamenti nucleari. Pertanto, per utilizzare le parole del giudice Bedjaoui, «una rottura palese e ingiustificata dei negoziati è assolutamente contraria allo spirito della buona fede».35
Per due anni consecutivi l’ex Segretario di Stato Henry Kissinger e altre figure di spicco della politica americana hanno lanciato un forte appello per un mondo libero dalle armi nucleari, e all’interno dei paesi in possesso di armi nucleari è notevolmente cresciuto il dibattito sul disarmo. 
L’anno scorso, durante la campagna per le elezioni presidenziali USA, l’allora senatore Obama ha affermato: «Dobbiamo lavorare con la Russia per il ritiro di tutti i missili balistici americani e russi dall’attuale stato di allerta (hair-trigger alert); per ridurre in misura drastica le riserve di ordigni nucleari e materiale fissile […]».36
Per quanto riguarda la Russia, il presidente Dmitrij Medvedev ha sottolineato «l’eccezionale importanza»37 che il suo governo attribuisce alla ratifica di un nuovo trattato vincolante per Russia e Stati Uniti che sostituirà il Trattato di riduzione delle armi strategiche START 1 (Strategic Arms Reduction Treaty) che scade a dicembre di quest’anno. Anche il primo ministro russo Vladimir Putin ha espresso il suo appoggio al disarmo nucleare dichiarando: «Dobbiamo chiudere questo vaso di Pandora».38
Dobbiamo approfittare di questo clima positivo. Chiedo che gli Stati Uniti e la Russia tengano quanto prima un vertice per concordare un’ulteriore riduzione del loro arsenale nucleare. Se queste due nazioni riuscissero a giungere a un accordo di massima, il loro gesto sarebbe una palese dimostrazione della loro comune volontà di attuare il disarmo ancor prima dello svolgimento della Conferenza per la revisione del Trattato di non proliferazione prevista per il 2010.
In concreto i due paesi devono concludere un nuovo trattato (bilaterale) per il disarmo nucleare che preveda tagli ancora più consistenti di quelli previsti dal trattato START 1, lavorando ad esempio sulla proposta ventilata dalla Russia nel 2000 di ridurre gli arsenali strategici a circa un migliaio di testate nucleari per parte.
Inoltre le due nazioni dovrebbero adoperarsi nell’immediato per affrontare questioni da tempo irrisolte, come la ratifica da parte degli Stati Uniti del Trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari (CTBT, Comprehensive Nuclear Test Ban Treaty) e l’avvio dei colloqui sul Trattato per il divieto della produzione di materiale fissile (FMCT, Fissile Material Cut-off Treaty). 
Poi, contando sull’appoggio di queste due potenze, dovrebbe essere convocato a intervalli regolari un vertice a cinque per discutere del disarmo, che veda la partecipazione degli altri stati nucleari e del Segretario generale delle Nazioni Unite, e abbia lo scopo di tracciare una roadmap di misure che impegnino gli stati ad adempiere i loro obblighi sanciti dall’articolo VI del Trattato di non proliferazione. 
Potremo arrivare a convincere gli stati non firmatari del Trattato a congelare i loro programmi di sviluppo missilistico e a imboccare la via del disarmo solo se gli stati che possiedono il nucleare decideranno di intraprendere sforzi in buona fede per il disarmo. 
Parallelamente dobbiamo raccogliere la sfida rappresentata dalla Convenzione sulle armi nucleari (NWC, Nuclear Weapons Convention), che proibisce lo sviluppo, la sperimentazione, la produzione, il possesso, il trasferimento, l’uso e la minaccia dell’uso di armi nucleari. Un modello di Convenzione, elaborato grazie all’iniziativa di alcune organizzazioni non governative, era stato sottoposto al vaglio delle Nazioni Unite dalla Costa Rica già nel 1997. Una nuova bozza della Convenzione è stata fatta circolare come documento dell’ONU nel 2007, e l’anno scorso il Segretario generale Ban Ki-moon ha richiamato personalmente l’attenzione dei governi sulla Convenzione. 
La politica della deterrenza, a cui continuano ad aggrapparsi gli stati nucleari, è stata spesso usata dagli altri stati come una giustificazione per sviluppare propri programmi nucleari. È necessario stabilire norme internazionali che proibiscano a tutti gli stati, senza nessuna eccezione, di dotarsi di armi nucleari. 
Il mio mentore Josei Toda (1900-58), secondo presidente della Soka Gakkai, nella dichiarazione sull’abolizione delle armi nucleari che pronunciò nel settembre del 1957, un anno prima di morire, espresse parole di condanna verso tutti coloro che utilizzavano armi nucleari, indipendentemente dalla loro nazione di provenienza. Egli considerava l’egoismo nazionale che alimenta l’impulso a possedere armi nucleari una terribile minaccia per l’umanità. 
Molti dubitano che gli stati nucleari vogliano prendere parte alla Convenzione, e c’è il timore che senza la loro partecipazione questo nuovo strumento sia sostanzialmente inapplicabile. Tuttavia ci sono spiragli positivi. Mi riferisco in particolare alla decisione di alcuni governi, fra cui India e Regno Unito, di riconoscere ufficialmente la necessità di eliminare le armi nucleari, seppure con qualche dubbio e a specifiche condizioni. 
Sebbene non sia ancora entrato in vigore, il CTBT ha spinto molti stati non firmatari ad annunciare una moratoria degli esperimenti nucleari. Analogamente, una Convenzione sulle armi nucleari potrebbe diventare un dispositivo internazionale capace di influire sul comportamento degli stati nucleari in questo ambito. 
Sebbene questi stati giudichino irrealistica una loro partecipazione sin dall’inizio a un eventuale negoziato per la definizione della Convenzione, essi possono comunque intraprendere delle azioni a livello regionale, dimostrando così di voler accettare in buona fede il percorso verso la messa al bando delle armi nucleari. Potrebbero ad esempio completare il processo di ratifica di tutti i protocolli ancora pendenti dei Trattati istitutivi delle zone libere dal nucleare (NWFZ, Nuclear-Weapon-Free-Zone Treaties) e iniziare a lavorare all’istituzione di una zona artica denuclearizzata, come ho suggerito nella Proposta di pace del 2008. 
Il sostegno dell’opinione pubblica alla causa dell’abolizione del nucleare sta crescendo. Un sondaggio realizzato l’anno scorso in ventuno paesi, alcuni dei quali possiedono il nucleare, ha evidenziato che una media del settantasei per cento degli intervistati è favorevole a un accordo per l’eliminazione degli arsenali nucleari.39
Gli appelli per giungere all’adozione di una Convenzione sul disarmo nucleare darebbero l’opportunità ai cittadini di tutto il mondo di allearsi per porre fine al concetto stesso di armi nucleari. Esperienze positive in questo senso sono state le iniziative portate avanti dalla società civile nell’ambito delle campagne per la ratifica del Trattato di messa al bando delle mine e della Convenzione sulla messa al bando delle bombe a grappolo, che hanno avuto il merito di aprire un nuovo capitolo nella storia dei trattati sul disarmo. 
La forte mobilitazione dell’opinione pubblica internazionale contro le munizioni a grappolo – una tipologia di ordigni particolarmente disumana – ha portato l’anno scorso all’adozione di una convenzione sulla loro messa al bando in tempi eccezionalmente brevi. Le armi nucleari sono le più disumane fra tutti i tipi di armi. Ancora una volta il dovere umanitario deve prevalere sulla logica militare. 
A dicembre dell’anno scorso si è tenuto a Parigi l’evento di lancio della campagna Global Zero, un’importante iniziativa che si prefigge l’abolizione delle armi nucleari in tutto il mondo e che ha fra i suoi firmatari l’ex-presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter e l’ex-presidente dell’Unione Sovietica Michail Gorbaciov. Profondamente convinti che la mobilitazione su larga scala dell’opinione pubblica sia essenziale per costruire un mondo libero dalle armi nucleari, i firmatari della campagna hanno in programma di realizzare un Summit mondiale nel gennaio 2010, che faccia sedere allo stesso tavolo i leader politici e quelli della società civile. 
In quanto sostenitore di lungo corso dei vertici sul disarmo, esprimo i miei auguri per il suo successo. Il Summit della campagna Global Zero e la Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione, entrambi in programma l’anno prossimo, possono servire da trampolino di lancio per avviare i negoziati sulla Convenzione sulle armi nucleari. 
Nel corso del nostro dialogo, lo storico britannico Arnold J. Toynbee (1889-1975) ha affermato che per risolvere il problema del nucleare sono necessarie sia le vigorose iniziative della gente sia la decisione dei governi di «sancire il veto» 40 a se stessi di possedere armi nucleari. Sono rimasto molto colpito dalla sua lungimiranza. 
Una convenzione sulle armi nucleari sarebbe l’espressione concreta del “veto auto-imposto” di cui parlava Toynbee. Le armi nucleari incarnano il male assoluto e sono una minaccia per la sopravvivenza dell’umanità. Questi ordigni sono incompatibili con la sicurezza non solo di un singolo paese ma di tutta l’umanità, una sicurezza che si esprime attraverso la ricerca della pace e della dignità di tutti gli abitanti della terra. Questa convinzione deve costituire il fondamento della Convenzione sulle armi nucleari.
Sono convinto che queste iniziative siano indispensabili per raccogliere i frutti di una condivisione globale degli sforzi per la pace, cioè l’impegno a costruire la pace e la sicurezza senza usare l’arma del terrore e della miseria contro altri esseri umani.
I programmi nucleari di Iran e Corea del Nord destano una preoccupazione crescente, ma io credo che sia necessario impegnarsi con tenacia per ridurre le tensioni e costruire un clima di fiducia nelle aree interessate per fermare la spirale distruttiva della minaccia e della sfiducia. 
Guidati dalla dichiarazione di Toda per l’abolizione delle armi nucleari, i membri della Soka Gakkai Internazionale si sono impegnati costantemente per incoraggiare le persone a considerare il problema delle armi nucleari come una questione personale. Nel 2007, in occasione del cinquantesimo anniversario della dichiarazione di Toda, abbiamo lanciato la mostra dal titolo Da una cultura di violenza a una cultura di pace: trasformare lo spirito umano, che vuole essere un’iniziativa concreta per la promozione di un Decennio a sostegno di azioni per l’abolizione delle armi nucleari da parte della gente di tutto il mondo. Il Comitato delle donne della Soka Gakkai per la pace ha prodotto un DVD in cinque lingue che documenta le esperienze dei sopravvissuti alle bombe atomiche, dal titolo Testimonianze di Hiroshima e Nagasaki. Le donne parlano a favore della pace.
Considerando che nel 2010 ricorrerà il centodecimo anniversario della nascita di Josei Toda, l’adozione della Convenzione sulle armi nucleari sarebbe una risposta concreta al suo appello per l’abolizione del nucleare. Lavorando a stretto contatto con altre organizzazioni non governative, come il Gruppo internazionale dei medici per la prevenzione della guerra nucleare (IPPNW, International Physicians for the Prevention of Nuclear War), che ha lanciato la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN, International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), siamo determinati a stimolare l’impegno dell’opinione pubblica mondiale per l’adozione di una Convenzione sulle armi nucleari, dando particolare enfasi alle attività promosse dalle donne e dai giovani.

Note

33) Mohammed Bedjaoui, Steps Toward a Nuclear Weapons Convention: Exploring and Developing Legal and Political Aspects (Le tappe verso la Convenzione sulle armi nucleari. Analisi e sviluppo degli aspetti giuridici e politici), 2008, http://www.gsinstitute.org/ pnnd/docs/NWC_Bedjaoui.pdf (ultimo accesso 24 febbraio 2009), p. 17. 
34) Ibidem, p. 20. 
35) Ibidem, p. 21. 
36) Barack Obama, A New Strategy for a New World (Una nuova strategia per un nuovo mondo), 2008,http://my.barackobama.com/page/content/newstrategy (ultimo accesso 24 febbraio 2009).
37) Dmitrij Medvedev, Speech at World Policy Conference (Discorso alla conferenza mondiale sulla politica), 2008,http://www.kremlin.ru/eng/text/speeches/2008/10/08/2159_type82912type82914_207457.shtml(ultimo accesso 25 febbraio 2009).
38) TimesonlinePutin Tells Britain: Relations Can Only Improve When You Remove Dissidents (Putin parla alla Gran Bretagna. Le relazioni possono migliorare solo se allontanerete i dissidenti), 2008,http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/europe/article4734450.ece(ultimo accesso 25 febbraio 2009). 
39) Global Zero, 100 International Leaders Launch Global Zero Campaign to Eliminate Nuclear Weapons (100 leader internazionali lanciano la Campagna Global Zero per eliminare le armi nucleari), 2008,http://www.globalzero.org/press-release (ultimo accesso 26 febbraio 2009).
40) Arnold Toynbee e Daisaku Ikeda, Dialoghi. L’uomo deve scegliere, Bompiani, Milano, 1988, p. 211.

 

tratto da: Daisaku Ikeda – “Verso la competizione umanitaria: una nuova corrente nella storia” Proposta di Pace 2009