Il Disarmo: una prospettiva interiore

09/08/2020

Quanto il disarmo dipende da me? Cosa posso fare per contribuire a tale processo? Attraverso i pensieri di alcuni filosofi e intellettuali che si sono interrogati sulla natura del pensiero che giustifica l’esistenza e l’uso delle armi nucleari, vogliamo condurre il lettore ad operare una riflessione sull’importanza di ogni sforzo individuale nel trasformare alla radice questa logica, che non solo è un forte ostacolo alla realizzazione di un mondo libero da armi nucleari, ma se non “curata” renderà gli individui sempre più incapaci di trovare soluzioni realmente pacifiche ai propri conflitti, dai più vicini ai più globali.

Albert Einstein“Nel 1946 Albert Einstein (1879-1955) dichiarava: «La potenza scatenata dall’atomo ha cambiato ogni cosa, tranne il nostro modo di pensare». Se vogliamo abbandonare la proliferazione nucleare e muoverci in direzione del disarmo è necessario che la nostra visione del mondo si trasformi radicalmente in un nuovo modo di pensare basato sull’impegno e su una visione lungimirante del futuro dell’umanità. Quando fu sganciata la bomba atomica sulla città di Hiroshima non solo le autorità militari ma anche molti scienziati provarono grande eccitazione per il “successo” di questa nuova arma. Tuttavia le coscienze di scienziati veramente grandi furono sopraffatte dall’angoscia.” (Daisaku Ikeda, Proposta di Pace 2007)

In quegli anni molte persone si opposero apertamente alle armi nucleari. Tra queste numerosi scienziati, filosofi e intellettuali.

Il Principio della Ragionevolezza

John Rawls (1921-2002), filosofo morale, viene ricordato per aver posto le basi di una teoria della giustizia che presuppone la costruzione di istituzioni democratiche e la condivisione di principi comuni a livello internazionale. A 22 anni si arruola nell’esercito ma successivamente ad una visita compiuta ad Hiroshima e a Nagasaki, a seguito della distruzione delle due città giapponesi, Rawls decide di lasciare la carriera militare e inizia a porsi delle domande inerenti il destino dell’umanità. Due principi fondamentali della sua teoria sono quello della ragionevolezza e della razionalità. Per Rawls la razionalità è quella facoltà che ci permette di collegare i mezzi ai fini, mentre la ragionevolezza ci permette di mettere in dubbio i fini da raggiungere, sulla base dei principi di equità e di giustizia. Riteneva del tutto inammissibile l’utilizzo delle armi nucleari in quanto queste dovevano essere considerate un grave torto arrecato non solo al popolo giapponese, ma anche alla giustizia internazionale.

La Cura per una Patologia Comune

Carl Friederich von Weizsacker (1912-2007), fisico, astrofisico e filosofo tedesco, coniò il costrutto di “assenza di pace come malattia dell’anima”, intendendo il problema della guerra e dei conflitti non come qualcosa di esterno all’individuo, ma come una malattia di cui tutti gli esseri umani sono affetti.

“Spiega che né gli ordini né le condanne potranno riuscire a vincere la patologia dell’assenza di pace, che invece «richiede un approccio differente che dovremmo chiamare “guarigione”». Come possiamo iniziare a somministrare la cura se non riconosciamo questa patologia dentro di noi e non impariamo ad accettare che sia noi sia gli altri siamo persone malate?“ (Daisaku Ikeda, Proposta di Pace 2019).

Weizsacker, insieme ad altri scienziati, diede vita al Manifesto di Gottinga nel 1957, in cui rivolgendosi alla posizione della Germania nel mondo, affermavano che il modo migliore per promuovere la pace fosse quello di rinunciare volontariamente alle armi nucleari.

Il Diritto Fondamentale alla Vita

Nello stesso anno, Josei Toda (1900-1958), il secondo presidente della Soka Gakkai, davanti ad una folla di 50.000 giovani, pronunciò una storica dichiarazione in cui condannò le armi nucleari come “male assoluto”, come minaccia al diritto di vivere dell’umanità, e ne chiese il divieto. Daisaku Ikeda, terzo presidente della Soka Gakkai scrive a riguardo:

Josei Toda e Daisaku Ikeda“Egli affermava che, per risolvere il problema definitivamente, fosse necessario sradicare i modi di pensare che giustificano gli armamenti nucleari e sui quali si fonda l’approccio alla sicurezza: «Voglio denudare e strappare gli artigli che si celano nelle estreme profondità di simili ordigni». Tale dichiarazione si basava sull’assunto che fosse inammissibile per chiunque minacciare il diritto fondamentale alla vita della popolazione mondiale. Il suo valore risiede nel riportare il problema delle armi nucleari, messe su un piedistallo in quanto considerate necessarie per la pace e la sicurezza degli Stati, nell’ambito del valore intrinseco della vita, una questione di interesse urgente per tutte le persone.” (Daisaku Ikeda, Proposta di Pace 2019)

Una Trasformazione Individuale e Globale

In conclusione Daisaku Ikeda scrive:

“Se vogliamo veramente porre fine all’era degli armamenti nucleari, dobbiamo lottare contro il vero nemico, che non sono le armi atomiche di per sé, né gli Stati che le possiedono, bensì il modo di pensare che ne permette l’esistenza: la prontezza ad annientare gli altri quando vengono percepiti come minaccia o impedimento alla realizzazione dei propri scopi.” (Daisaku Ikeda, Proposta di Pace 2019)

Per realizzare un mondo libero dalle armi nucleari dovremmo quindi prendere in considerazione l’importanza di riconoscere all’interno delle nostre vite tale modo di pensare e trasformarlo alla radice. Altrimenti nonostante l’abolizione delle armi nucleari, la specie umana continuerà a perseguire la ricerca di armi sempre più distruttive e ad ignorare la costruzione della pace.

L’importanza che la trasformazione interiore di ogni singolo individuo riveste è cruciale all’interno del processo del disarmo.