ICAN Civil Society Forum

04/03/2013

Riportiamo l’articolo di Tony Robinson sul Forum della Società Civile organizzato da ICAN a Oslo il 2-3 marzo 2013. (fonte: http://www.pressenza.com)

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La prima giornata della parte formale della conferenza organizzata da ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) sulle conseguenze umanitarie dell’uso di armi nucleari si è conclusa sabato 2 marzo 2013 con un impressionante flusso di scioccanti informazioni su come perfino una limitata esplosione nucleare lascerebbe in vita solo una piccola parte dell’umanità, che probabilmente preferirebbe essere morta.

Secondo gli organizzatori oltre 440 partecipanti di 70 paesi di tutti i continenti si sono riuniti a Oslo per il forum organizzato da ICAN.

La sessione del mattino si è aperta con interventi che andavano dalla fisica di base all’attivismo, alla religione. Il Cardinale nigeriano John Onaiyekan ha ampliato il tema dell’immoralità dell’uso delle armi nucleari all’immoralità dell’uso di qualsiasi arma.

Gry Larsen, Segretaria di Stato al  Ministero degli Esteri norvegese, ha parlato del ruolo del governo nell’organizzazione della conferenza inter-governativa e della necessità di un forte coinvolgimento della società civile. “Senza la società civile non raggiungeremo i nostri obiettivi” ha detto. Riferendosi alla conferenza inter-governativa, ha riferito che 132 paesi si sono registrati per partecipare lunedì e martedì. Rispetto al boicottaggio delle cinque potenze nucleari, che sono anche i membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha citato il Ministro degli Esteri norvegese, secondo cui

“le loro argomentazioni non sono state molto convincenti”.

Il tema centrale della conferenza, le conseguenze umanitarie dell’uso delle armi nucleari, è stato presentato in modo brutale durante la sessione pomeridiana, innanzitutto attraverso le strazianti testimonianze di due sopravvissuti alla bomba. Il reverendo Yutama Minabe è nato poco dopo l’esplosione, mentre i suoi genitori e il fratello maggiore sono tra i sopravvissuti di Hiroshima. Minabe ha spiegato che probabilmente la sua famiglia ce l’ha fatta perché il padre era stato costretto a lavorare per l’esercito e aveva quindi accesso a cibo e cure.

Il dottor Terumi Tanaka si trovava a Nagasaki. Ha raccontato l’orrore dei primi giorni dopo l’esplosione: i morti, gli incendi, il fiume pieno di cadaveri e la disperazione della gente alla vana ricerca delle persone care. Una testimonianza commovente che tutti i politici del mondo dovrebbero essere costretti ad ascoltare.

A quel punto si sono scatenati gli scienziati. Abbiamo ascoltato gli interventi del dottor Andy Haines, della London School of Hygiene and Tropical Medicine, del dottor Alan Robock della Rutgers University, del dottor Ira Helfand di International Physicians for the Prevention of Nuclear War e del dottor Rianne Teule di Greenpeace International.

Gli interventi sono stati di altissimo livello, ma devastanti. Un piccolo scambio di poche bombe tra India e Pakistan, per esempio, lancerebbe nell’atmosfera fumo sufficiente a bloccare la luce del sole per un decennio, soprattutto nell’Emisfero Nord, a diminuire la temperatura globale fino a creare un inverno nucleare e a ridurre milioni di persone alla fame.

Visto che le scorte globali di cibo basterebbero per non più di due mesi, questa sorte toccherebbe anche agli abitanti di luoghi non coinvolti nei bombardamenti.

Il dottor Helfand ha descritto le atroci conseguenze di una bomba a  New York: nel raggio di 3 km dal punto d’impatto dopo un milionesimo di secondo le temperature sarebbero maggiori di quelle sulle superficie del sole. Nei 3 km successivi l’onda d’urto causerebbe morte e distruzione a ogni essere vivente, mentre nei 3 km seguenti tutto il materiale infiammabile brucerebbe subito, risucchiando l’ossigeno disponibile. Nelle zone più lontane la devastazione sarebbe minore, ma pur sempre terribile. Questi sarebbero gli effetti immediati, senza contare la conseguente contaminazione radioattiva e gli effetti sul clima.

Il dottor Teule di Greenpeace ha collegato il tema delle armi nucleari con quello dell’energia nucleare  e sottolineato i problemi che la gente sta affrontando come risultato dell’uso di materiali radioattivi nelle guerre in Medio Oriente.

Gli scienziati hanno ripetuto più volte che questi sono solo modelli, che le cifre da essi fornite sono inferiori a ciò che potrebbe succedere nella realtà e hanno sfidato i colleghi a trovare errori nei modelli o a fornire dati più precisi. I risultati comunque sono sempre gli stessi: la Terra sperimenterà un inverno nucleare, i raccolti mancheranno per anni e l’umanità sarà portata sull’orlo del disastro. E pensare che questi modelli prendono in considerazione solo una piccola parte delle 19.000 testate nucleari esistenti al mondo!

Nel dibattito che è seguito il dottor Helfand ha sollevato una questione interessante: ci sono due generazioni nate dopo la fine della guerra fredda che non hanno informazioni sul tema nucleare, mentre le generazioni precedenti, dopo la paura degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, hanno voluto dimenticarne l’orrore. Spetta ai più giovani informarsi e lottare per il disarmo.

Un tema che non è stato toccato, ma che appare rilevante, è il fatto che qualsiasi attacco nucleare avrebbe conseguenze terribili sulla fornitura di elettricità e sul combustibile di riserva: dopo un po’ di tempo le centrali nucleari comincerebbero a surriscaldarsi, arriverebbero alla fusione ed esploderebbero. Oltre all’inverno nucleare e alla mancanza della luce del sole, l’atmosfera diventerebbe radioattiva.

Alla luce di tutte queste informazioni appare chiaro che anche il possesso di armi nucleari è ingiustificabile. Che venga scatenata di proposito o in modo accidentale, una guerra nucleare non avrebbe effetto solo sulle parti in lotta, ma devasterebbe l’intera umanità e ogni altra forma di vita sul pianeta. La questione dell’illegalità o meno di queste armi a questo punto appare irrilevante.

Il boicottaggio della conferenza di Oslo attuato dalle cinque potenze nucleari fa pensare a un bambino che si tappa le orecchie perché non vuole sapere che è ora di andare a letto. Il complesso militare-industriale-economico-mediatico al potere realizza enormi profitti grazie alle armi atomiche e non è interessato ad ascoltare questi discorsi.

Anche nell’assenza dei cinque membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU si può sperare che il resto del mondo rimanga così scioccato dalle tremende descrizioni di queste conseguenze umanitarie da impegnarsi nei negoziati per l’abolizione delle armi atomiche. A quel punto le cinque potenze nucleari sarebbero costrette ad assecondare il resto dell’umanità.

Il secondo giorno del forum della società civile sul nucleare ha prodotto molte informazioni nuove e importanti e si è concluso con un’ondata di ispirazione e gioia che sicuramente consentirà ai delegati di far ritorno ai loro paesi con l’intenzione di raddoppiare gli sforzi per vietare le armi nucleari.

Gli argomenti affrontati hanno riguardato la possibilità di arrivare ad un trattato che ne proibisca l’utilizzo e i partecipanti hanno esposto casi precedenti ed esempi utili, quali la creazione di una Corte Penale Internazionale e di trattati per vietare le armi di distruzione di massa.

Dopo il pranzo l’attenzione si è concentrata su come costruire un movimento sociale e si sono ascoltate le esperienze degli esperti sui nuovi mezzi di comunicazione, come Internet e i social network. “Non abbiate paura di sperimentare nell’utilizzo dei vostri messaggi, perché non esiste un messaggio perfetto” è stata una delle conclusioni. Un messaggio che ha effetto su una persona può venir cancellato immediatamente da un’altra. I risultati del team che ha lavorato alla campagna elettorale di Obama, presentati da Amelia Showater, hanno mostrato che durante le ultime elezioni americane era impossibile stabilire quali messaggi sarebbero stati più efficaci.

Mentre il forum si apprestava a concludersi, l’atmosfera nell’auditorio ha iniziato a crescere di intensità quando i giovani delegati di Brasile, Costa Rica, Cile, Sudafrica, Nigeria, Svizzera e Germania hanno presentato le proprie attività.
Alla fine, Tomas Nash dell’organizzazione britannica Articolo 36 è stato invitato a chiudere i lavori del fine settimana.
“Abbiamo reso possibile tutto questo, non importa ciò che accadrà nella conferenza nei due giorni seguenti, ricordatelo. Abbiamo anche mobilitato i P5 (gli stati in possesso di armi nucleari, membri del Consigloio mdi Sicurezza dell’ONU, N.d.T.). Ieri la viceministro Gry Larsen ha detto che gli argomenti dei P5 non risultano molto convincenti. Bene, potete ripeterlo. Anche i loro diplomatici lo hanno retwittato su Internet. Scommetto che alcuni vorrebbero essere qui, cercando di controllare ciò che accade. Perché si rendono conto che mentre iniziamo a vedere le reali conseguenze umanitarie e l’impatto ambientale del nucleare, resta solo un cammino e una soluzione e cioè proibirne definitivamente l’uso. Forse ritengono che ignorarci servirà a farci scomparire, ma devo dire che dopo aver ascoltato ciò che ci siamo detti in questi giorni questo mi sembra altamente improbabile.

Forse credono che ci scoraggeremo per il boicottaggio che abbiamo subito e che sentiamo in un certo senso di aver fallito. Invece io credo che tutti noi ci sentiamo più fiduciosi e pronti a continuare la via intrapresa, per arrivare ad un trattato che vieti l’uso delle armi nucleari, anche senza di loro.

Sento che il nostro piano sta funzionando. E non deve assolutamente sorprenderci il fatto di avere questa influenza. E’ vero che questo fine settimana abbiamo ascoltato qualcosa di nuovo con tutti questi giovani norvegesi, con questo gruppo di appoggio stupendo, ma sento anche che questo potrebbe essere uno degli ultimi passi della storia di una mobilitazione della società civile per bandire per sempre le armi di distruzione di massa.

Tuttavia mi sembra che adesso la cosa più importante sia il ruolo che ognuno di noi e tutti noi insieme possiamo avere. Sappiamo che l’impostazione umanitaria del disarmo funziona. In passato ci ha aiutato a proibire altre armi e a vietare i test nucleari e adesso ci aiuterà a mettere al bando le armi nucleari.

Credo che l’unico ostacolo che potrebbe impedirci di arrivare ad un trattato sarebbe il fatto di non ritenerlo possibile, di non crederci. Ma se facciamo una campagna rispettosa, se la progettiamo bene nelle prossime settimane o nei prossimi mesi, ci troveremo prima di quanto pensiamo in mezzo a un processo di abolizione delle armi nucleari. E ritengo che una volta avviato questo processo, sarà molto difficile fermarlo.

Ora la prossima tappa sarà la conferenza umanitaria che inizia domani, nella quale ICAN ha un ruolo importante, di tipo diverso. Non sappiamo ciò che sarà o non sarà annunciato durante la conferenza che definirà i nuovi passi di questo movimento, ma indipendentemente da ciò che succederà sono convinto che molto presto ICAN, insieme ai governi, alla Croce Rossa, alla Mezzaluna Rossa e ad altre organizzazioni si avvierà a grandi passi verso un trattato di abolizione del nucleare”.

Secondo chi scrive, ciò che ha differenziato questa riunione rispetto ad altre precedenti è stata la presenza di tanti giovani. Ieri, durante la sessione sulle conseguenze umanitarie, una delle domande a un partecipante più maturo è stata come dare più spazio ai giovani perché possano esprimersi. Da ciò che abbiamo visto, i giovani lo stanno già facendo. E’ vero che la loro presenza qui si deve agli ingenti fondi ottenuti dalle organizzazioni, ma ciò non toglie niente al fatto che questi attivisti stiano facendo un lavoro stupendo.

Alla fine del forum tutti gli organizzatori e i volontari si sono alzati per ricevere la standing ovation che si meritavano per tutto il lavoro svolto durante il fine settimana. Dubito che qualcuno di loro avesse più di 30 anni! E ciò costituisce la nostra maggiore speranza nel futuro.

Questo viaggio verso l’abolizione del nucleare sarà difficile e oggi potrebbe anche sembrare impossibile, ma il bello è che spesso le cose impossibili accadono. Dopotutto, non dimentichiamo che il Muro di Berlino è caduto in un batter d’occhio, in modo completamente inaspettato per tutto l’Occidente.

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fonte originale articolo: http://www.pressenza.com/2013/03/humanitarian-consequences-of-nuclear-weapons-civil-society-forum/