Dichiarazione pubblica della Soka Gakkai Internazionale (SGI) alla 71° Sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite Ottobre 2016, New York

29/10/2016

Sintesi

La recente presentazione da parte di un gruppo di stati della L.41 – una bozza di risoluzione per la convocazione di una conferenza ONU nel 2017 per la negoziazione di uno strumento giuridico vincolante che vieti l’uso delle armi nucleari – dimostra la ferma volontà della comunità internazionale di eliminare queste armi di distruzione di massa.

In quanto organizzazione basata sulla fede buddista dedita alla promozione dell’educazione di base per l’abolizione delle armi nucleari, la SGI desidera presentare la seguente dichiarazione per dare il suo contributo a sostegno delle deliberazioni della 71° sessione della Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

 

La disastrosa logica della deterrenza nucleare

È ormai sempre più palese che una logica a sostegno delle armi nucleari sia di per sé fallimentare. Nonostante si asserisca il contrario, esse non rappresentano una garanzia efficace della sicurezza nazionale, men che meno di quella umana. Lo spettro terrificante del terrorismo nucleare mette a nudo questa verità.

La devastazione causata dalle armi nucleari è talmente indiscriminata, incontenibile e duratura da aver reso tacitamente condivisa l’idea che esse siano di fatto inutilizzabili e che non abbiano alcuna reale utilità militare. La deterrenza, basata sulla minaccia implicita di un uso reale, costituisce a oggi la loro unica funzione. Ma anche questo “uso del non-uso”, che costringe i popoli della Terra a convivere con la minaccia costante di una apocalisse nucleare, ha degli impatti umanitari inaccettabili. L’idea che ciò sia compatibile con l’interesse della sicurezza degli stati e dei loro cittadini risulta incomprensibile.

 

Una minaccia alla sicurezza umana

In un mondo con bisogni in crescita e risorse finite, il bilancio tra costi e opportunità delle armi nucleari è diventato sempre più insostenibile.

Se le immense risorse attualmente dedicate alle armi nucleari fossero spese in campi come l’igiene, la sanità e l’istruzione, sarebbe la vita di innumerevoli persone a trarne giovamento. Gli investimenti per la continua manutenzione e l’ammodernamento delle armi nucleari sono contrari allo spirito dell’art. 26 della Carta delle Nazioni Unite, che sollecita il “minimo dispendio delle risorse umane ed economiche mondiali per gli armamenti.”

Le armi nucleari sovvertono inoltre le basi immateriali della sicurezza umana, beni comuni tanto indispensabili quanto non tangibili come la dignità umana e la speranza.

Il diffondersi della disperazione, del nichilismo e di una violenza insensata nei decenni successivi al primo utilizzo delle armi nucleari ha avuto origine dal loro impatto venefico sullo spirito umano.

Cariche del potere di annientare ogni progresso compiuto dalla società umana, cancellando la storia collettiva e individuale delle nostre vite, le armi nucleari mettono a repentaglio la nostra esistenza in quanto esseri storici e culturali – il cuore stesso della nostra umanità. Svuotano la vita umana di ogni significato e compromettono la nostra capacità di guardare al futuro con speranza.

 

Una caccia al prestigio distorta

Cosa può giustificare il mantenimento di armi nucleari a costo di simili rischi e oneri? E’ arduo non concludere che il principale movente sia una ricerca di prestigio nazionale condotta su basi fallaci.

Il discorso sul prestigio nazionale deve essere radicalmente trasformato, così che il possesso e l’uso delle armi nucleari – incluso il loro uso come minaccia implicita di deterrenza – sia profondamente stigmatizzato da tutta la comunità internazionale. Le armi nucleari non sono, per dirla nei termini più semplici, nulla di cui vantarsi, e questo deve essere sancito da una norma a livello globale.

Bisogna cambiare i fattori dell’equazione del prestigio, affinché il coraggio e la lungimiranza dei paesi che hanno scelto una strada non nucleare verso la sicurezza  siano riconosciuti e lodati. Allo stesso modo, gli stati che hanno modificato la loro posizione in materia di sicurezza prendendo le distanze dalla fiducia nelle armi nucleari, dovrebbero essere elogiati non solo perché stanno facendo una scelta saggia nel proprio interesse nazionale, ma perché stanno contribuendo alla sicurezza di tutti gli stati del pianeta e alla causa della sicurezza umana per ogni persona.

Una richiesta di empatia

Il cuore di tutta la questione delle armi nucleari è la radicale negazione dell’altro – della sua umanità e del suo pari diritto alla felicità e alla vita.

In quanto buddisti sosteniamo il valore e la dignità della vita, e crediamo che a tale negazione si possa replicare soltanto attraverso lo sforzo costante di espandere le nostre abilità individuali e condivise di empatia immaginativa. Tra gli insegnamenti del Budda troviamo queste parole: “Tutti gli esseri temono la violenza; tutti amano la vita. Rispecchiandoci negli altri, non dovremmo né uccidere né ferire.”

C’è un impulso universale a rifuggire la sofferenza nostra e altrui. Tutti noi possediamo un innato senso dell’eccezionale valore della vita di ciascuno. Nella misura in cui riusciamo a renderci conto che gli altri provano le nostre stesse emozioni, riusciamo anche a percepire la realtà della loro sofferenza e abbracciarne la dignità. Questo tipo di empatia rende possibile un dialogo genuino. E il dialogo è il cammino più sicuro per realizzare la ricerca che tutti condividiamo: quella di un’autentica esperienza di sicurezza.

 

Una impresa davvero globale

La sfida del disarmo nucleare non è qualcosa che riguarda solo gli Stati dotati di armi nucleari; deve essere un’impresa veramente globale alla quale prendano parte tutti gli Stati e che coinvolga appieno la società civile. Tutti gli Stati hanno l’obbligo di promuovere e partecipare in buona fede ai negoziati per il disarmo, conducendoli ad una conclusione positiva.

Ci troviamo in un momento cruciale della storia; la comunità internazionale ha la possibilità di dare avvio a discussioni su mezzi e metodi concreti per eliminare le armi nucleari dalla Terra. Questa è la sfida che abbiamo di fronte ora come persone che condividono questo pianeta. Dobbiamo trovare il coraggio di agire adesso, per conto dell’umanità presente e futura.

Pertanto, invitiamo l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a:

  1. Adottare una risoluzione per avviare nel 2017 i negoziati su uno strumento giuridicamente vincolante per vietare le armi nucleari, che porti verso un mondo libero da armi nucleari in modo aperto, trasparente, completo ed inclusivo;
  2. Continuare ad incoraggiare tutti gli Stati a partecipare attivamente al processo di negoziazione per adempiere ai loro obblighi di perseguire in buona fede e portare a conclusione negoziati che conducano alla totale eliminazione di tali armi;
  3. Assicurarsi che i giovani e le donne possano svolgere un ruolo significativo nel processo, facendo sì che le loro visioni finora sottorappresentate promuovano nuove indispensabili idee alla ricerca di un mondo libero da armi nucleari;
  4. Ascoltare le voci degli hibakusha (superstiti delle armi atomiche) del mondo, che esortano all’abolizione delle armi nucleari e le cui sofferenze non devono mai più affliggere qualche altro individuo, famiglia o società, così da garantire che l’impatto umanitario delle armi nucleari resti al centro di tutti gli sforzi per il disarmo nucleare.

Fonte: http://www.sgi.org/resources/ngo-resources/peace-disarmament/sgi-statement-UNGA-71.html?utm_source=facebook&utm_medium=social&utm_content=10185&utm_campaign=Routine