A sessantasei anni dalla tragedia di Hiroshima

05/08/2011

Sono passati 66 anni da quando, il 6 agosto del 1945 alle 8.15, il bombardiere americano “Enola Gay” sganciò sulla città giapponese di Hiroshima la bomba atomica “Little Boy”. L’esplosione rase al suolo il 90% degli edifici e uccise sul colpo 90.000 persone, mentre molte altre persero la vita nei mesi successivi per le ustioni e gli effetti delle radiazioni. Tre giorni dopo, il 9 agosto, un’altra bomba fu sganciata su Nagasaki, dove morirono carbonizzate altre 70.000 persone.

L’uso – per la prima volta nella storia dell’umanità – delle bombe atomiche è stato per molto tempo giustificato come il “male minore”, necessario per porre fine al conflitto ed impedire ulteriori perdite. Si tratta di un falso storico: a parte le decine di migliaia di vittime giapponesi – in gran parte civili inermi, la cui vita non può certo essere considerata meno degna di quella dei soldati americani – numerose fonti concordano sul fatto che il Giappone fosse già pronto alla resa e lo stesso Imperatore aveva già registrato il suo discorso.

Ogni anno Hiroshima commemora le vittime di quel 6 agosto  e quest’anno il professor Hidenori Watanave dell’Università Metropolitana di Tokyo ha lanciato l’”Hiroshima Archive”, un archivio digitale basato sul mappamondo virtuale di Google Earth che raccoglie, sovrapposte su più livelli di consultazione, testimonianze scritte dei sopravvissuti, foto aeree, video interviste, tweet da tutto il mondo sul tema della pace e dello smantellamento degli arsenali nucleari.

L’obiettivo dell’archivio, soprattutto quest’ anno che il Giappone è stato duramente colpito dal terremoto e dallo tsunami di Sendai con la conseguente tragedia di Fukushima, è quello di “imparare dalle tragedie del passato, sentirsi coinvolti e trasmetterle alle generazioni future con le proprie parole”. 
Non dimentichiamo tuttavia che la minaccia di una guerra nucleare è ancora presente in tutto il mondo, dove si contano più di 20000 armi nucleari. 
E’ per questo che è fondamentale arrivare presto all’obiettivo che si è prefissa la campagna SenzAtomica: un convenzione che elimini le armi nucleari dalla faccia della terra.
Come dice Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai Internazionale, “E’ giunta l’ora che i comuni cittadini facciano sentire le loro voci per invocare unanimemente l’abolizione delle armi nucleari. E’ giunta l’ora di costruire una nuova cultura di pace nella quale la dignità umana possa veramente risplendere”.