Il Manifesto Russell-Einstein, 9 luglio 1955

09/07/2023

Il 9 luglio del ’55 a Londra venne presentato il più importante documento mai scritto di denuncia sulla minaccia rappresentata dalle armi nucleari per il genere umano. Viene generalmente definito “Il Manifesto Russell‐Einstein” e fu ideato da Bertrand Russell, il grande filosofo‐matematico e dal celebre scienziato Albert Einstein. 

“Nella tragica situazione che l’umanità sta affrontando, noi riteniamo che gli scienziati debbano riunirsi in assemblea per valutare i pericoli che sono sorti come conseguenza dello sviluppo delle armi di distruzione di massa e per discutere una risoluzione nello spirito della seguente bozza di documento.

In questa occasione stiamo parlando, non come membri di questa o quella nazione, continente o fede religiosa, bensì come esseri umani, membri della specie umana, la cui sopravvivenza è ora messa a rischio. Il mondo è pieno di conflitti, tra cui, tralasciando quelli minori, spicca la lotta titanica tra Comunismo e Anticomunismo. Quasi chiunque abbia una coscienza politica nutre forti convinzioni riguardo almeno una di queste questioni; ma noi vogliamo che voi, se potete farlo, mettiate da parte queste convinzioni e consideriate voi stessi unicamente come membri di una specie biologica che ha avuto una ragguardevole storia e di cui nessuno di noi desidera la scomparsa.

Cercheremo di non dire una sola parola che possa piacere più ad un gruppo piuttosto che ad un altro. Tutti, in eguale misura, sono in pericolo, e, se il pericolo è compreso, c’è speranza che lo si possa evitare collettivamente.

Dobbiamo cominciare a pensare in una nuova maniera. Dobbiamo imparare a chiederci non che mosse intraprendere per sostenere la vittoria militare al proprio gruppo preferito, perché non ci sarà più tempo per mosse di questo tipo; la domanda che dobbiamo porci è: che passi fare per prevenire uno scontro militare il cui risultato sarà inevitabilmente disastroso per tutte le parti?

Il pubblico in generale, e perfino molti personaggi autorevoli, non hanno ancora compreso che potrebbero rimanere coinvolti in una guerra con bombe nucleari. La gente ancora pensa in termini di annientamento di singole città. È stato reso noto che le nuove bombe sono più potenti delle vecchie e che, mentre una bomba –A (bomba atomica) potrebbe cancellare Hiroshima, una bomba‐H (bomba a idrogeno) potrebbe distruggere le più grandi città, come Londra, New York o Mosca.

Non c’è dubbio che, in una guerra con bombe‐H, grandi città potrebbero finire rase al suolo. Ma questo è uno dei disastri minori che saremmo chiamati a fronteggiare. Se tutti, a Londra, New York e Mosca venissero sterminati, il mondo potrebbe, nel corso di alcuni secoli, riprendersi dal colpo. Ma ora noi sappiamo, specialmente dopo i test alle isole Bikini, che le bombe nucleari possono gradualmente spargere distruzione su di una area ben più vasta di quanto si pensasse.

È stato dichiarato, con una certa autorevolezza, che ora sia possibile costruire una bomba 2.500 volte più potente di quella che ha distrutto Hiroshima. Una tale bomba, se esplodesse vicino al suolo terrestre o sott’acqua, emetterebbe particelle radioattive nell’atmosfera. Queste ricadrebbero giù gradualmente e raggiungerebbero la superficie terrestre sotto forma di polvere o pioggia mortifera. È stata questa polvere che ha contaminato i pescatori giapponesi e i loro pesci. Nessuno sa quanto queste particelle radioattive possano diffondersi nello spazio, ma autorevoli esperti sono unanimi nel dire che una guerra con bombe‐H potrebbe eventualmente porre fine alla razza umana. Si teme che, se molte bombe‐H fossero lanciate, potrebbe verificarsi uno sterminio universale, rapido solo per una minoranza, ma per la maggioranza una lenta tortura di malattie e graduale disintegrazione.

Molti avvertimenti sono stati lanciati da eminenti scienziati e da autorità nel campo delle strategie militari. Nessuno di loro confermerà che i peggiori timori sono reali. Quello che diranno sarà che questi effetti sono possibili, e nessuno può essere certo che non si realizzeranno. Non abbiamo ancora certezza se i punti di vista degli esperti su questa questione dipendano in qualche grado dalle loro opinioni politiche o pregiudizi. Dipendono solo, per quanto ci hanno rivelato le nostre ricerche, da quanto è vasta la conoscenza di un particolare esperto. Abbiamo scoperto che gli uomini che conoscono di più sono quelli che sembrano più avviliti. Questa è allora la domanda che vi facciamo, rigida, terrificante, inevitabile: metteremo fine alla razza umana, o l’umanità rinuncerà alla guerra? La gente non affronterà questa alternativa perché è così difficile abolire la guerra. 

L’abolizione della guerra richiederà spiacevoli limitazioni alla sovranità nazionale. Tuttavia, la cosa che probabilmente impedisce maggiormente la comprensione della situazione è il fatto che il termine “umanità” suoni vago e astratto. La gente a malapena si rende conto che il pericolo riguarda loro stessi, i loro figli e i loro nipoti, e non solamente una miserabile porzione di umanità spaventata. Possono a malapena afferrare l’idea che loro, individualmente, e coloro che essi amano sono in pericolo imminente di perire di una lenta agonia. E così sperano che, forse, la guerra possa continuare a patto che le armi moderne vengano proibite. Questa speranza è illusoria. Qualsiasi accordo sia stato raggiunto in tempo di pace per non usare le bombe‐H, non sarà più considerato vincolante in tempo di guerra, ed entrambe le parti cercheranno di fabbricare bombe‐H non appena scoppierà la guerra, perché se una fazione fabbrica le bombe e l’altra no, la fazione che le avrà fabbricate sarà inevitabilmente quella vittoriosa.

Sebbene un accordo a rinunciare alle armi atomiche come parte di una generale riduzione degli armamenti non costituirebbe una soluzione definitiva, potrebbe servire a degli scopi importanti. Primo, ogni accordo tra Est e Ovest è positivo nella misura in cui tende a diminuire la tensione. Secondo, l’abolizione delle armi termonucleari, se ogni parte credesse all’onestà dell’altra, ridurrebbe la paura di un attacco improvviso sullo stile di Pearl Harbour, che ora costringe entrambe le parti in uno stato di nervosa apprensione.

La maggior parte di noi non è neutrale nei propri sentimenti, ma, come esseri umani dobbiamo ricordare che, se i conflitti tra Oriente e Occidente devono essere risolti in un modo che possa essere congeniale a chiunque, Comunista o Anticomunista, Asiatico o Europeo o Americano, bianco o nero, allora queste soluzioni non devono essere decise dalla guerra. Vorremmo che ciò fosse compreso sia ad Est [1] sia ad Ovest.

Ci attende, se sapremo scegliere, un continuo progresso di felicità, conoscenza e saggezza. Dovremmo invece scegliere la morte, perché non riusciamo a rinunciare alle nostre liti? Facciamo un appello come esseri umani ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticatevi del resto. Se riuscirete a farlo si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; se non ci riuscirete, si spalancherà dinanzi a voi il rischio di un’estinzione universale.

Risoluzione:

Noi invitiamo il Congresso, e con esso gli scienziati di tutto il mondo e la gente comune, a sottoscrivere la seguente risoluzione:

“In considerazione del fatto che in ogni guerra mondiale futura saranno certamente impiegate armi nucleari e che queste armi minacciano la continuità dell’esistenza umana, noi esortiamo i governi del mondo a rendersi conto, e a dichiarare pubblicamente, che il loro scopo non può essere ottenuto con una guerra mondiale, e li invitiamo, di conseguenza, a trovare mezzi pacifici per la risoluzione di tutti i loro motivi di contesa.”

Firmato da
Max Born Perry
W. Bridgman
Albert Einstein
Leopold Infeld
Frederic Joliot‐Curie
Herman J. Muller
Linus Pauling
Cecil F. Powell
Joseph Rotblat
Bertrand Russell
Hideki Yukawa

 

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